C’è un vecchio adagio delle nostre parti che dice che le banche “danno l’ombrello quando c’è il sole”. Effettivamente, pur non avendo una base scientifica, è una constatazione innegabile. E forse non potrebbe essere diversamente, perché il credito viene dato a chi lo può sostenere e rimborsare, e questo è un sano principio di gestione.
Detto questo, rimane però il problema di finanziare la ripresa (se e per chi la vede). Molte imprese che sono riuscite a resistere alla crisi di questi anni, sono ora con il fiato corto; gli imprenditori, spesso, hanno fatto la loro parte, finanziando, capitalizzando, concedendo beni propri a garanzia di un debito pregresso. Oggi per ripartire, serve nuovo fiato e nuova finanza.
Ecco quindi che sembra venire in soccorso il recente accordo tra ABI e le associazioni imprenditoriali. Sembra…perché, in effetti, le linee guida riservano i nuovi interventi a chi se lo può permettere. infatti, all’Accordo per il credito 2015 possono accedere solo le imprese virtuose e quelle che presentino difficoltà “temporanee”, a condizione che al momento della presentazione della domanda, non abbiano posizione debitorie classificate dalla banca come «sofferenze», «inadempienze probabili» o esposizioni scadute o sconfinati da oltre 90 giorni.
Certo, ciascuna banca potrà valutare autonomamente l’opportunità di rispettare in maniera rigida i criteri, ma eventuali concessioni o rinegoziazioni, si sono sempre fatte a prescindere dagli accordi inter associativi.
Il problema di come finanziare la ripresa e salvare le imprese “affaticate”, rimane tutto e rimane, come sempre, in capo ai singoli imprenditori.
